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    Auto, treni, aerei, come diventeranno sempre più sostenibili (grazie all’idrogeno)

    Partnership pubblico-privato, tecnologie rivoluzionarie, e un inedito ruolo dell’Italia. Così si va, a grandi passi, verso una rete di trasporto sostenibile

    di Lisa Ovi

    Nell’ultimo decennio, soprattutto grazie ai veri protagonisti del futuro, i giovani, è emersa la chiara volontà di creare una civiltà umana sostenibile e decarbonizzata, improntata a filosofie di economia circolare, in cui le nostre attività non rappresentino una minaccia per la salute o la sopravvivenza né dei cittadini, né dell’ambiente.

    Ci immaginiamo un pianeta ‘Green’, in cui aria, acqua e cibo siano risorse pulite ed accessibili a tutti e gli ecosistemi non siano vittime del nostro stile di vita. È il futuro descritto dall’ONU nel 2015 con i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, o anche da una serie cult come Star Trek, dove tra un’avventura nello spazio ed un’altra, il pianeta Terra viene presentato (quasi!) come un Eden di pace e benessere. 

    Certo, in questo Eden, colpisce subito l’assenza di mezzi di trasporto rumorosi ed inquinanti. Persino lo spazio si raggiunge in un attimo con il teletrasporto. Non a caso, la trasformazione del settore dei trasporti è una chiave fondamentale della transizione economica richiesta a gran voce in ogni angolo del pianeta. La mobilità del futuroprevede la capacità di viaggiare nel rispetto dell’ambiente, in forma integrata, automatizzata e personalizzata, anche condivisa.

    Una scelta popolare

    In Europa, l’impegno delle istituzioni sul taglio delle emissioni è chiaramente sostenuto dalla popolazione, che sempre più sceglie di acquistare veicoli elettrici. Nel 2021, infatti, le vendite di ibridi plug-in, da alimentare presso i punti di ricarica elettrici, sono aumentate del 70% mentre l’acquisto di veicoli completamente elettrici è aumentato del 63%.

    Eppure, basta guardarsi intorno in una qualunque città per farsi delle domande. Dove sono tutte le colonnine per la ricarica di tante auto elettriche? E da dove verrà tutta questa elettricità? E siamo in grado di produrre tante batterie? Che soluzioni possono esserci per viaggi aerei e marittimi? 

    Pubblico e privato devono collaborare

    È chiaro che nessun singolo governo (neppure i 27 d’Europa), né azienda potrà fare tutto in proprio. Serviranno cooperazione e coordinazione per creare la tecnologia e le infrastrutture necessarie a completare la transizione entro questo decennio, l’ultimo utile per fare la differenza secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia.

    Nel cercare delle risposte, la prima cosa che scopriamo è proprio l’esistenza di fitte reti di collaborazioni ed alleanze tra istituzioni, aziende, enti di ricerca, già attive e in rapida via di espansione, la cui influenza spazia dall’ONU alla UE, da multinazionali come l’Eni all’impegno delle piccole medie imprese. 

    L’esempio italiano

    In Italia, per esempio, troviamo Eni che stringe nuovi accordi con XEV per aprire la flotta di car sharing Enjoy ai vantaggi della mobilità a zero emissioni e zero tempi di ricarica delle auto elettriche XEV YOYO. Allo stesso tempo, Enel X, Be Charge, ed Eni hanno reso interoperabili le proprie app per semplificare agli utenti l’accesso alla più ampia rete di ricarica per veicoli elettrici del Paese.

    Questo trend di accordi sulla circolazione di veicoli per la mobilità privata e condivisa si riflette nella fitta rete di collaborazioni sostenute da ASSTRA, associazione delle aziende italiane per il trasporto pubblico, finalizzate a decarbonizzare i trasporti e abbattere il livello di particolato immesso nell’aria secondo un approccio olistico e tecnologicamente neutro. Ecco dunque collaborazioni sull’integrazione tra trasporto pubblico e forme di sharing mobility, sull’uso di biolubrificanti e biocarburanti nel trasporto pubblico e la possibilità di avviare sperimentazioni sull’impiego di idrogeno come carburante alternativo.

    In questo desiderio di allacciare rapporti e collaborazioni non si tirano indietro realtà legate ai viaggi a lunga percorrenza come gli aeroporti di Milano e Roma, dove si studia, ad esempio, la possibilità di sviluppare biocarburanti per l’aviazione. Le stesse Ferrovie Nord Milano si stanno interessando a possibili soluzioni per la decarbonizzazione come l’introduzione di carburanti e vettori energetici in grado di ridurre le emissioni da una parte e modelli di cattura, stoccaggio o utilizzo della rimanente CO2 dall’altra. 

    Non solo elettricità: idrogeno e biocarburanti

    Balza all’occhio, a questo punto, il fatto che no, non servirà poi un quantitativo impossibile di elettricità. Perchè il futuro dei trasporti (e non solo) promette la disponibilità di fonti di energia innovative e straordinarie come idrogeno e biocarburanti.

    Sull’idrogeno, la commissione europea è stata chiara: l’Europa sarà leader mondiale nella produzione e nell’utilizzo di questo vettore energetico a zero emissioni, protagonista del piano Fit for 55.

    Nel campo dei trasporti, la sfida della creazione di una mobilità all’idrogeno è raccolta da multinazionali quali EniAir LiquideHyundai e Toyota, la cui collaborazione copre produzione del carburante, dei mezzi che ne faranno uso e sviluppo delle necessarie infrastrutture. 

    Il concetto dei biocarburanti nasce invece da una pura logica circolare: non si butta via niente. Ecco dunque Coldiretti, Conoe, Utilitalia e RenOils indirizzare la raccolta di rifiuti, nonché di oli e grassi esausti, alle bioraffinerie che potranno utilizzarli come materia prima per la produzione di carburanti sostenibili.

    Le transizioni energetiche non sono una novità nella storia dell’umanità. Quella in corso è reale e senza precedenti in portata e urgenza. Sono necessari enormi progressi tecnologici che richiedono il coinvolgimento di ogni governo, azienda e cittadino. Perchè l’unico futuro possibile è uno sostenibile.

    (lo)

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