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    Il programma spaziale statunitense va difeso dall’incertezza politica

    L’amministrazione deve fare una scelta condivisa sulla politica spaziale futura, per evitare che si proceda a zig zag con la NASA, che in poco più di 10 anni, è passata dalla pianificazione di missioni lunari a missioni su Marte e di nuovo a missioni lunari. 

    di Neel V. Patel 06-10-20

    L’esplorazione dello spazio richiede una progettazione a lungo termine. Ci vogliono molti anni e una marea di soldi per far decollare un singolo veicolo spaziale dall’atmosfera terrestre. Portarlo a destinazioni al di fuori dell’orbita del pianeta è ancora più complicato. Infine, se il piano è quello di inviare equipaggi umani per il viaggio, lo sviluppo richiederà più tempo dei singoli mandati presidenziali degli Stati Uniti.

    Questo è un problema, perchè l’Ufficio esecutivo del governo è incaricato di definire gli obiettivi generali del programma spaziale statunitense e quando diverse amministrazioni hanno idee diverse sulle priorità, il programma spaziale subisce notevoli rallentamenti. In pochi anni, la NASA ha visto la sua attenzione spostarsi dalla Luna a Marte e tornare di nuovo sulla Luna. 

    Nel 2005, il presidente Bush ha detto che ci stavamo preparando per andare sulla Luna con il programma Constellation. Nel 2010, il presidente Obama ha spostato l’obiettivo su Marte. Nel 2017, il presidente Trump ha deciso che in realtà era di nuovo la Luna.

    A meno di un mese dall’elezione che potrebbe portare a una amministrazione Biden, la comunità spaziale si sta preparando a una nuova giravolta. E’ evidente ancora una volta la necessità di stabilizzare il programma spaziale statunitense in modo che abbia il supporto di cui ha bisogno per perseguire progetti e raggiungere obiettivi, sicuro che non sarà bruscamente stravolto dai capricci di un nuovo presidente. 

    I prossimi quattro anni sono critici. Con Artemis, il programma della NASA per riportare gli esseri umani sulla Luna, stiamo assistendo allo sviluppo di tecnologie come tute spaziali e moduli abitativi lunari, lander, rover, Gateway (una stazione spaziale lunare progettata per consentire l’esplorazione umana nello spazio profondo) e tonnellate di altre nuove tecnologie destinate a far funzionare le missioni lunari.

    Solo alcune di queste sarebbero immediatamente adatte per un ambiente marziano, e altre che sono adattabili avrebbero bisogno di tempo per essere riqualificate e testate. Un nuovo cambiamento sarebbe un colpo peggiore di qualsiasi altro la NASA abbia subito nella memoria recente.

    La campagna di Biden non ha rilasciato quasi nessun dettaglio sulle politiche spaziali e non è certo una sorpresa viste tutte le calamità che colpiscono il paese in questo momento. “Potrebbe succedere tutto”, dice Casey Dreier, un esperto di politica spaziale della Planetary Society. Biden era vicepresidente sotto Obama, quindi si potrebbe pensare che vorrebbe riportare l’attenzione della NASA su Marte. Ma la piattaforma del Partito Democratico presentata durante la convenzione del partito ad agosto dichiara: “Sosteniamo il lavoro della NASA per riportare gli americani sulla Luna, andare su Marte e proseguire nel nostro sistema solare”.

    Con questa esplicita approvazione per una missione con equipaggio sulla Luna, sembra altamente improbabile che un’amministrazione Biden possa cancellare Artemis. E a questo punto, potrebbe non essere in grado di farlo anche se lo volesse. “Si è lavorato molto per trovare un accordo e indirizzare la NASA verso questo obiettivo”, afferma Dreier. Quando il programma Constellation di Bush è stato annullato, era ancora in una fase iniziale di sviluppo, segnato da molti problemi tecnici e logistici. 

    Con Artemis “non ci sono problemi simili”, dice Dreier. La capsula spaziale Orion e il sistema di lancio spaziale (il più grande razzo mai costruito dagli esseri umani) hanno avuto origine nell’ambito del programma Journey to Mars dell’era Obama, ma ora si adattano perfettamente a un programma di esplorazione lunare.

    Tuttavia, ciò non significa che il programma di Artemis non verrà modificato da Biden. La scadenza del 2024 per tornare sulla Luna sembra irrealistica anche ai sostenitori più accesi. Lo Space Launch System è ancora incompiuto. La stazione spaziale Gateway non è pronta a ospitare equipaggi umani fino a dopo il 2024. La NASA non sa ancora quale lander porterà effettivamente i suoi astronauti sulla superficie lunare, con diverse aziende ancora in  lizza per la selezione finale. Il vincitore avrebbe meno di quattro anni per costruire e preparare la tecnologia per uno sbarco sulla Luna nel 2024. 

    Quello che potremmo vedere da un’amministrazione Biden non è tanto un abbandono della Luna quanto una decisione di posticipare la linea temporale di alcuni anni, con un occhio più specifico verso Marte in seguito. La leadership democratica della House Science Committee voleva proporre esattamente questo. A gennaio la commissione ha presentato Authorization Cat, un disegno di legge per il 2020, che riprogrammerebbe un atterraggio con equipaggio Artemis entro il 2028. 

    Al suo interno è previsto che la NASA sviluppi il proprio lander lunare invece di usarne uno costruito privatamente, e richiede che il lander esegua almeno due test di volo prima di essere utilizzato per un missione umana, dando la priorità alla NASA nello sviluppo aerospaziale e limitando il ruolo delle partnership pubblico-privato per Artemis. Il programma di esplorazione è meno ampio, con la riduzione dell’enfasi su attività come l’estrazione di risorse lunari  a favore di attività che consentirebbero missioni su Marte. Il disegno di legge prevede inoltre che la NASA organizzi una missione in orbita su Marte con equipaggio già nel 2033. 

    “Voglio essere chiara: questo disegno di legge non comporta il rifiuto del programma Artemis o l’invio di equipaggi umani sulla Luna solo nel 2028”, ha detto a gennaio la deputata Kendra Horn, presidente della sottocommissione e principale sponsor della legge, che sostiene un approccio più “fiscalmente responsabile” per riportare la NASA sulla Luna, in considerazione dell’assenza di molti dettagli necessari per un atterraggio con equipaggio. Horn ha anche cercato di fornire una formulazione più specifica che leghi un programma di esplorazione lunare a un piano complessivo per rendere possibile un viaggio su Marte.

    Il disegno di legge ha suscitato critiche, in quanto non propone alcun nuovo finanziamento per consentire esplicitamente una missione su Marte subito dopo l’atterraggio lunare previsto nel 2028. “Dopo anni in cui io e tanti altri abbiamo esortato la NASA a lasciare l’orbita terrestre bassa e tornare sulla Luna, questa volta per restare, sarebbe difficile da sopportare che l’attenzione si volga al successivo viaggio verso Marte”, ha commentato online a gennaio Homer Hickam, l’ex ingegnere della NASA e attuale membro del National Space Council User Advisory Group . 

    L’amministratore della NASA, Jim Bridenstine, ha espresso la preoccupazione che la riduzione del ruolo delle partnership pubblico-privato limiterebbe il tipo di flessibilità che potrebbe effettivamente consentire alla NASA di trovare le tecnologie necessarie per tornare sulla Luna e andare su Marte. 

    Nonostante questi disaccordi, il disegno di legge mostra che “fondamentalmente, la Luna sembra essere vista dagli apparati democratici e repubblicani come un passaggio verso Marte”, dice Dreier. Per un paio d’anni dopo l’elezione di Trump, c’era la sensazione che Marte fosse una destinazione democratica e la Luna fosse repubblicana. Essere pro-Marte o pro-Luna sembrava una questione di parte.

    Non è più così. “Sono rimasto sorpreso dalla rapidità con cui la Luna è stata accettata anche dalle persone pro-Marte”, continua Dreier.  Molti ora sembrano ammettere che l’ambizioso piano diretto su Marte di Obama non sia stato adeguatamente preparato o finanziato. Un programma lunare può creare uno slancio che potrebbe essere la base di lancio per arrivare su Marte.

    Come al solito, il problema è il denaro. La mancanza di finanziamenti sicuri e a lungo termine significa che la NASA non è mai stata in grado di pianificare con largo anticipo come eseguire un programma proposto per l’esplorazione dello spazio profondo. “La decisione politica su quanti soldi dare al programma spaziale è stata incompatibile con le ambizioni dichiarate del programma spaziale”, afferma John Logsdon, esperto di politica spaziale presso la George Washington University. “Abbiamo costantemente sottofinanziato i nostri obiettivi spaziali”.

    Ma la soluzione non è lo sviluppo di nuovi missili. “Il trucco sta nel far sì che tutti riconoscano quali sono gli obiettivi generali a lungo termine e pensino a quali programmi contribuiscano alla loro attuazione”, afferma James Vedda, analista politico dell’Aerospace Corporation. “Se si è d’accordo sulla direzione da intraprendere, si garantirà maggiore stabilità al programma spaziale statunitense”.

    Ogni anno, il budget della NASA è preda dell’instabilità, nonostante i suoi programmi richiedano diversi anni di lavoro. “Anche cinque anni sono a breve termine”, dice Vedda. La creazione di stanziamenti pluriennali  potrebbe aiutare a raggiungere gli obiettivi malgrado i cambiamenti di governo. Per evitare che il Congresso si senta sopraffatto dai costi, Vedda suggerisce di dividere il budget della NASA tra voci di spesa annuali e programmi a lungo termine che vengono rivisti una volta ogni due anni circa.

    “Numerose sono state le proposte nel corso dei decenni per realizzare riforme come queste e non hanno mai fatto passi in avanti”, spiega Vedda. I parlamentari, egli conclude, hanno paura di perdere il controllo e la supervisione dell’agenzia a causa di budget pluriennali. Di conseguenza, il personale della NASA si trova in una situazione precaria in quanto non riesce a far funzionare programmi come Artemis senza un’adeguata sicurezza finanziaria e politica.

    Che si tratti di Biden o Trump alla Casa Bianca il prossimo anno, né la Luna né Marte saranno obiettivi a breve termine, a meno che il programma spaziale statunitense non sia saldamente isolato dai dibattiti di parte e dal cambiamento delle amministrazioni. “Ovviamente la comunità spaziale lo spera”, dice Logsdon, “ma il sistema non funziona così”. Non ancora, almeno. 

    (rp)

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