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    In Usa test Covid gratis, ma non per i più poveri

    La decisione della Casa Bianca di offrire quattro test gratuiti per famiglia ha lasciato fuori, per carenze organizzative, le fasce più deboli della popolazione americana. Ancora una volta sono dovuti intervenire gruppi di cittadini online per aiutare i più emarginati

    di Tanya Basu

    Lisa Levy è una delle responsabili della casa di cura della Columbus House di New Haven, nel Connecticut, dove supervisiona gli ospiti di un complesso di 25 appartamenti. Le persone che vivono in questa struttura hanno una storia di grave malattia mentale e abuso di sostanze, e sono senza fissa dimora. “Sono tra le persone più vulnerabili”, dice Levy, “e il mio compito è non farli tornare in strada”.

    Levy ha lottato per ottenere test covid per i suoi clienti, in particolare perché la variante omicron si è diffusa rapidamente negli Stati Uniti e molti di loro si sono ammalati. Quando la scorsa settimana la Casa Bianca ha lanciato il suo sito COVIDtest.gov offrendo quattro test gratuiti per famiglia, Levy pensava che ogni ospite della struttura avrebbe ricevuto i quattro test: una manna dal cielo per un gruppo di persone che hanno un disperato bisogno di test, ma non possono permetterseli e sono spesso in condizioni così precarie da non sopportare di stare in fila per farne uno.

    Allora, è andata immediatamente sul sito Web e ha inserito le informazioni relative al primo appartamento. Quando ha cercato di ordinare altri test, le è stato detto che aveva già raggiunto il numero massimo per il suo indirizzo. Nei giorni successivi, Levy ha cercato di risolvere il problema: ha chiamato la hotline e il servizio postale degli Stati Uniti, che è responsabile della consegna dei test, ha setacciato Facebook in cerca di suggerimenti e ha provato a cambiare le informazioni nell’indirizzo, tutto inutilmente.

    Levy non è l’unica che lotta per ottenere i test. Le persone che vivono nei condomini hanno ripetutamente segnalato problemi con il sito web, che spesso confonde appartamenti con edifici, il che significa che solo uno dei residenti in un determinato condominio è in grado di registrarsi per i kit di test. 

    Secondo i dati dell’Università della University of North Carolina a Chapel Hill, oltre ai difetti del web, l’iniziativa sembra aver escluso alcuni gruppi: le persone senza residenza, gli 11,8 milioni di famiglie statunitensi che hanno più di quattro membri, che hanno maggiori probabilità di essere non bianchi, i 7,5 milioni di famiglie che non hanno accesso a Internet da casa e i 3,5 milioni che non parlano né inglese né spagnolo, le due lingue in cui il sito è attualmente disponibile. Lungi dal ridurre la disparità di accesso ai test, l’iniziativa lo ha messo in evidenza, con molte delle persone più vulnerabili e più povere ancora in seria difficoltà a farli.

    La Casa Bianca ha deviato le critiche sul problema, con l’assistente del segretario stampa Kevin Munoz che ha dichiarato a “The Verge” che gli errori rappresentavano “solo una piccola percentuale”. Il capo ufficio stampa Jen Psaki ha aggiunto: “Ogni sito web, a nostro avviso, comporta dei rischi. Non possiamo garantire che non ci siano un bug o due”. Ma come è successo tante volte durante questa pandemia, nelle situazioni in cui il governo ha fallito, i cittadini sono intervenuti in rete.

    Quasi immediatamente dopo il lancio del sito, sono apparsi post su Twitter in cui cittadini desideravano donare i test e alcuni gruppi sono intervenuti in aiuto di chi è in difficoltà. Maryland Vaccine Hunters, un gruppo Facebook, ha iniziato a raccogliere informazioni in crowdsourcing sugli appuntamenti per i vaccini e ora pubblica dettagli aggiornati su dove acquistare test rapidi e facilita le donazioni di test. 

    I gruppi di mutuo soccorso, organizzazioni comunitarie che commerciano beni e servizi per le persone bisognose, sono diventati mainstream durante la pandemia e offrono dispositivi di protezione, aiutano le persone a prenotare appuntamenti per i vaccini e, più recentemente, distribuiscono test. 

    Uno di questi gruppi è Serve Your City, un’organizzazione no-profit di Washington, DC, che lavora con i senzatetto della città. Per capire chi aveva bisogno di test, Serve Your City ha fatto riferimento ai dati raccolti da una hotline che aveva istituito per aiutare le persone svantaggiate a ottenere appuntamenti per il vaccino. 

    Tuttavia, queste iniziative di crowdsourcing hanno un problema: richiedono un accesso affidabile a Internet. Maryland Vaccine Hunters ha un solido thread su Facebook di persone disposte a donare test. Ma come aiutare le persone che non possono collegarsi online?

    Percorsi alternativi per ottenere i test si sono scontrati con numerose difficoltà. Oltre alle stranezze del modulo online, la Casa Bianca non ha istituito una linea diretta fino a un paio di giorni dopo il lancio, quindi le persone che avevano bisogno di usare il telefono non potevano ottenere aiuto. Inoltre, non è chiaro chi sovrintenda esattamente all’equa distribuzione dei test: i rappresentanti della hotline ci hanno indirizzato ai Centers for Disease Control and Prevention, che a sua volta ci ha dirottato alla Casa Bianca, che non ha risposto alle richieste di commento. Altrettanto silenziosi sono rimasti il  Department of Health and Human Services e il Postal Service.

    Ciò significa che le persone che hanno un disperato bisogno di questi test continuano ad avere difficoltà a procurarseli. “Il covid sta colpendo più duramente questa popolazione”, conclude Levy, parlando degli ospiti della sua struttura. “Sono disabili, hanno risorse limitate, molti di loro sono neri o ispanici. Sono persone davvero vulnerabili”. 

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