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    Lavori del futuro: ecco gli acrobati delle pale eoliche

    Se si rompe una pala eolica, chi sale a ripararla? Il lavoro del futuro coniuga competenze tecniche e senso dell’avventura. In nome di sostenibilità e innovazione

    di Lisa Ovi

    Il vento è una fonte di energia pulita, gratuita e abbondante, fondamentale per la generazione di elettricità sostenibile. Le turbine eoliche funzionano secondo un semplice principio: il vento fa girare le loro pale, creando energia cinetica. Un generatore converte questa energia cinetica in energia elettrica.

    In Europa, l’energia eolica è considerata uno dei punti cardine per la transizione energetica di una UE che mira a conseguire le emissioni zero entro il 2050 e diventare leader mondiale nel campo delle energie rinnovabili. Già ora, il settore eolico contribuisce in modo significativo all’economia dei 27 stati membri, stimolando la crescita e creando posti di lavoro sostenibili a lungo termine. Nel 2020, ha fornito circa 240.000-300.000 posti di lavoro, 62.000 dei quali nel settore offshore.

    Le turbine eoliche sono macchine estremamente complesse. Composte da circa 8.000 parti, possono arrivare ai 200 m di altezza. In caso di guasti, devono essere spente fino all’arrivo di un tecnico in grado di ripararle, con conseguenti perdite economiche. La manutenzione regolare è quindi un elemento chiave di qualunque parco eolico, si tratti di impianti sulla terraferma o offshore, in pieno mare.

    Perchè un parco eolico possa produrre energia in maniera efficiente, dunque, è necessaria la presenza di personale specializzato, in grado di progettare, costruire, azionare e mantenere macchine altamente complesse. Ma c’è di più. La maggior parte dei parchi eolici si trova lontano dalle aree popolate. Ingegneri, scienziati e tecnici devono essere preparati a viaggiare frequentemente, a vivere in località remote per lunghi periodi e spesso lavorare appesi da altezze vertiginose.

    Nel 2018, MIT Technology Review intervistò per la propria rubrica ‘Jobs of the Future‘ Meredith Halfpenny, già allora veterana della costruzione di 400 turbine eoliche, con almeno 1200 scalate di questo particolare luogo di lavoro all’attivo. Nell’intervista a lei dedicata, descrive con entusiasmo un impiego che coniuga professionalità e capacità tecniche a spirito dell’avventura e amore per il brivido. Molti dei suoi colleghi condividevano con lei hobby come l’arrampicata su ghiaccio o la corsa in BMX, con il risultato di creare un forte senso di comunità e cameratismo.

    Che ci sia un ottimo futuro nel campo dell’eolico lo dimostrano gli investimenti di Plenitude, la società di Eni dedicata alla produzione e vendita di energia rinnovabile e già proprietaria di alcuni dei più grandi parchi eolici in Italia e nel mondo.

    Sono molte le aziende che si stanno preparando ad un futuro sostenibile andando alla ricerca di personale specializzato in ruoli che finora inesistenti o di nicchia. L’Italia, un paese che a furor di brevetti è tra i più performanti sul campo dell’innovazione energetica, vanta aziende particolarmente impegnate.

    Prendiamo ad esempio il Gruppo Barilla, iconica azienda alimentare italiana originaria di Parma che oggi distribuisce prodotti in 100 paesi del mondo e si assume l’impegno di prendersi cura del pianeta non meno che delle persone. Anche in un’ottica di riduzione dei costi, oltre che delle emissioni inquinanti, il Gruppo presenta il caso del suo brand Mulino Bianco, già alimentato unicamente ad energia da fonti rinnovabili come acqua, sole e ,appunto, vento.

    Nel caso di una multinazionale dell’energia quale Eni, la richiesta di figure professionali nuove ha portato alla creazione di veri e propri Master dedicati allo sviluppo delle competenze manageriali e tecniche necessarie al personale del futuro. Ecco, dunque, il Master condotto in collaborazione con il Politecnico di Torino dedicato a Energy Engineering and Operations, o quello tenuto al Politecnico di Milano sul tema della Energy Innovation, già alla sua terza edizione.

    Lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano dedica 1,1 miliardi di euro da spendere entro il 2026 sul tema del cosiddetto agrivoltaico, ovvero la ricerca di una sinergia nell’utilizzo del suolo tra agricoltura e produzione di elettricità da fonti rinnovabili come eolico e fotovoltaico.

    Alcuni dei mestieri del futuro che si profilano all’orizzonte sembrano usciti da film di avventura o fantascienza, ma mentre cominciamo a fantasticare su possibili ruoli come guide turistiche nello spazio o medici per il prolungamento della vita umana, i professionisti dell’eolico già vivono esperienze straordinarie.

    Immagine di: U.S. Department of Energy

    (lo)

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