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    Sostenibile? Carbon free? A zero emissioni? Sono solo parole se nessuno lo certifica

    Definire i propri prodotti sostenibili è facile. Sottoporsi volontariamente alla valutazione della International Sustainability & Carbon Certification significa crederci davvero

    di Lisa Ovi

    Sostenibile, carbon-free, emissioni zero, riciclabile. Sono solo alcuni dei termini entrati prepotentemente a far parte del nostro linguaggio comune e sempre più raccolti sotto il grande ombrello ideale di Economia Circolare.

    Di suo, la parola circolare si presta con apparente facilità ad un utilizzo ampio e generalizzato, eppure il messaggio che vuole trasmettere è molto preciso. Circolare sta per un cerchio chiuso, senza scappaotie. Un prodotto veramente circolare e sostenibile deve essere tale a partire dal concepimento al ‘fine vita’. Realizzato senza o con un minimo di materie prime vergini, una volta immesso nel ciclo produttivo non lascia tracce nocive di sè nell’ambiente, adattandosi ad essere riciclato o riutilizzato in forme nuove.

    Due sono gli obiettivi richiesti da un pubblico di consumatori sempre più interessato al futuro del pianeta: ridurre le emissioni di gas serra e limitare la nostra dipendenza dalle riserve fossili. Soprattutto nel caso di filiere produttive complesse, come quelle dell’energia, del cibo e dei prodotti chimici, la certezza che questa transizione accelerata verso un’economia circolare sia reale richiede l’esistenza di un ente attendibile, capace di certificare i dati sulla sostenibilità dei prodotti e delle loro materie prime.

    Uno dei primi, nonché globalmente più accreditati, sistemi di certificazione del grado di sostenibilità di una filiera produttiva è l’International Sustainability & Carbon Certification, o ISCC. Iniziativa multi-stakeholder con più di 170 membri, l’ISCC valuta e certifica il grado di sostenibilità sociale, ecologica e tracciabile di:

    – Materie prime agricole e forestali;
    – Materie prime di scarto e residui (include sia i rifiuti post-consumo che post-industriali)
    – Materiali rinnovabili di origine non biologica;
    – Materiali e combustibili riciclati.

    Per settori caratterizzati da filiere produttive particolarmente complesse come l’industria alimentare, energetica e chimica, il programma ha ideato la certificazione ISCC PLUS. Da richiedersi su base volontaria, il certificato ISCC PLUS si propone come strumento di qualificazione per mercati non supportati da normative come le direttive europee sulla promozione delle energie rinnovabili (Renewable Energy Directive, RED) o sulla qualità dei combustibili (Fuel Quality Directive, FQD).

    Poter certificare in maniera affidabile il grado di sostenibilità dei propri materiali, riciclati e di origine biologica, è ormai diventata una inevitabile necessità piuttosto che l’eccezione. Non è un caso che il numero di richieste di certificati ISCC PLUS sia quadruplicato in soli due anni, tra il 2019 ed il 2021. Tra i protagonisti di questo impegno alla sostenibilità troviamo Versalis, società chimica di Eni, nonché la più grande società chimica italiana.

    Promuovere la sostenibilità e la circolarità di processi e prodotti nel settore dell’industria chimica è particolarmente importante per la salute del pianeta. Per una società come Versalis, determinata a contribuire da protagonista al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, la diversificazione delle materie prime, nella ricerca di un giusto equilibrio tra fonti rinnovabili e materie prime secondarie, è fondamentale.

    Avviato il processo di certificazione all’inizio del 2020, Versalis ha ottenuto entro l’anno le prime certificazioni ISCC PLUS per i suoi prodotti realizzati con materie prime sostenibili come la bionafta, ottenuta da olio vegetale e rifiuti organici, o l’olio da pirolisi, prodotto tramite riciclo chimico di rifiuti di plastica misti. Il 2021 ha visto l’azienda completare il rigoroso iter di certificazione indipendente per tutti i propri stabilimenti in Italia e all’estero, nonchè avviare la procedura per i siti della Finfroject, società produttrice di materiale plastico PVC di recente acquisizione. Con due certificazioni già approvate, è attesa per la fine dell’anno la terza ed ultima, relativa agli impianti Padanaplast.

    Quando si tratta di creare fiducia in approcci innovativi e comunicazioni credibili, una certificazione indipendente è lo strumento migliore per verificare la conformità ai requisiti di sostenibilità e tracciabilità. Ma la certificazione ISCC non è solo un esame da superare, si offre anche come supporto per le aziende intenzionate ad agire in modo più responsabile nella transizione verso un’economia decarbonizzata, sostenibile, circolare.

    Immagine di: Annca, Pixabay

    (lo)

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