Seguici
Iscriviti alla nostra newsletter

    Catturare le emissioni nocive, perché conviene (anche economicamente)

    Cosa fare dall’anidride carbonica catturata? Tra le molte soluzioni, si studia la possibilità di trasformarla in un prodotto commerciabile, come l’etanolo

    di Lisa Ovi

    Diversificare le fonti di energia è il grande tema del decennio, eppure la domanda di energia globale della società umana è tale da non permettere di rinunciare ai combustibili fossili ancora per diversi decenni. La stessa Unione Europea non prevede di raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050.

    Non sorprende, quindi, che stia crescendo velocemente il sostegno per lo sviluppo e l’implementazione di tecnologie capaci di intercettare le emissioni di anidride carbonica alla fonte prima che possano diffondersi nell’atmosfera e depositare la CO2 in luoghi dove non possa fare danni o trasformarla in prodotti utili. Stiamo parlando delle tecnologie di Carbon Capture and Storage (CCS) o Carbon Capture and Utilization(CCU).

    Alcuni dei più grandi progetti di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica sono previsti in Europa, nel Mar Adriatico e al largo della baia di Liverpool, per esempio.

    Ma ancora più interessante potrebbe rivelarsi l’opportunità di trasformare queste emissioni in qualcosa di utile, da rimettere in gioco in un’economia che mira a divenire circolare.

    In tal senso, una proposta interessante emerge da uno studio pubblicato su Nature Catalysis e condotto dall’Università di Cincinnati in collaborazione con l’Università della California Berkeley e il Lawrence Berkeley National Laboratory.

    Sotto la guida di Jingjie Wu, assistente professore dell’UC College of Engineering and Applied Science, gli ingegneri coinvolti hanno utilizzato una reazione a cascata in due fasi per convertire l’anidride carbonica prima in monossido di carbonio, quindi in etilene, una sostanza chimica ampiamente utilizzata nella produzione di imballaggi alimentari come di pneumatici.

    Tianyu Zhang, laureato all’UC College ed uno degli autori principali dello studio, era già stato protagonista nel 2021 di una ricerca dedicata alla conversione dell’anidride carbonica in metano, un carburante potenzialmente adatto persino per alimentare i razzi con cui gli astronauti del futuro potrebbero arrivare fino a Marte.

    “Il processo di conversione in due fasi associa una strategia a basso costo ad un’elevata selettività (la capacità di isolare i composti desiderati) e produttività (quantità di etilene prodotta) del reattore “, spiega Zhang. “Stiamo proponendo di ridurre le emissioni nocive trasformandole in un bene prezioso, dalle molteplici applicazioni”, conclude lo studioso.

    L’etilene è stato definito “la sostanza chimica più importante del mondo“. È utilizzato in una vasta gamma di materie plastiche, dalle bottiglie d’acqua ai tubi in PVC, ai tessuti e alla gomma che si trovano negli pneumatici e negli isolanti. Tra le industrie interessate all’etilene troviamo acciaierie e cementifici, come il settore del petrolio e del gas.

    Per ora, il processo richiede più energia di quanta ne produca in forma di etilene. I ricercatori sperano anche di trovare un catalizzatore alternativo al rame attualmente utilizzato per aumentar efficienza e produttività del processo. Secondo Zhang, il sistema richiederà del tempo per diventare economico, ma come spiega Zhang: “La tecnologia è migliorata molto in 10 anni. Sono quindi sicuro che nei prossimi 10 anni vedremo progressi simili.”

    Un processo che offrisse la possibilità di generare profitti dalla cattura del carbonio con la vendita di questo “etilene verde” (in quanto generato da fonti rinnovabili), potrebbe motivare il mondo industriale nell’adozione di una tecnologia che si prospetta sempre più necessaria al futuro decarbonizzato del pianeta.

    Related Posts
    Total
    0
    Share