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    Perché la guerra è sempre un gran business

    La dimensione del mercato globale della difesa dovrebbe crescere da 452,69 miliardi di dollari nel 2021 ai 483,47 nel 2022. La comunità internazionale non può pensare che che si possa avere una pace duratura senza ridurre la produzione e la vendita di armi

    di MIT Technology Review Italia

    Il conflitto ha già visto una crescita massiccia della spesa per la difesa. L’UE ha annunciato che acquisterà e consegnerà 450 milioni di euro di armi all’Ucraina, Rompendo anche con la sua posizione neutrale, la Svezia  offrirà armi anticarro a Kiev. La Francia, da parte sua, ha garantito attrezzature per la difesa e sistemi di supporto per il carburante. Belgio e Paesi Bassi forniranno armi e dispositivi di protezione, con il governo belga che promette 2.000 mitragliatrici, 3.800 tonnellate di carburante, 3.000 fucili automatici aggiuntivi e 200 armi anticarro.

    Oltre ai dispositivi di protezione, i Paesi Bassi forniranno anche 200 missili antiaerei Stinger il prima possibile. A loro volta, Portogallo, Repubblica Ceca e Romania stanno sostenendo la difesa ucraina fornendo equipaggiamento militare. L’Italia ha annunciato che invierà equipaggiamento militare, ma non ha rivelato in dettaglio di cosa si tratta.

    Gli Stati Uniti hanno impegnato 350 milioni di dollari in aiuti militari e oltre 90 tonnellate di rifornimenti militari, in aggiunta ai 650 milioni di dollari nel solo anno passato. Nel loro insieme, gli Stati Uniti e la Nato stanno inviando 17.000 armi anticarro e 2.000 missili antiaerei Stinger. Anche altre nazioni, tra cui Regno Unito, Australia, Turchia e Canada, stanno armando la resistenza ucraina.

    Come riportato da “The Conversation”, si tratta di un giro d’affari non di poco conto per i più grandi appaltatori della difesa del mondo. Per fare solo un paio di esempi, Raytheon produce i missili Stinger e, insieme alla Lockheed Martin, i missili anticarro Javelin forniti da Stati Uniti ed Estonia. Le azioni delle due aziende statunitensi sono aumentate rispettivamente del 16 e del 3 per cento circa dall’invasione, contro un calo dell’1 per cento dello S&P 500.

    BAE Systems, il più grande operatore nel Regno Unito e in Europa, è in aumento del 26%. Dei primi cinque appaltatori del mondo per fatturato, solo Boeing è diminuita, a causa della sua esposizione con il comparto delle compagnie aeree.

    Le principali aziende di armi già contavano su un aumento dei loro profitti 

    Come prefigurato in un suo discorso di fine gennaio da Gregory J. Hayes, l’amministratore delegato del gigante della difesa statunitense Raytheon: “La scorsa settimana abbiamo visto l’attacco dei droni negli Emirati Arabi Uniti e le tensioni nell’Europa orientale e nel Mar Cinese Meridionale, stanno spingendo per un aumento delle spese per la difesa. Quindi mi aspetto che ne vedremo dei benefici”. 

    In quei giorni, si prevedeva che l’industria globale della difesa avrebbe incrementato del 7 per cento  nel 2022. Il rischio più grande per gli investitori, come spiegato da Richard Aboulafia, amministratore delegato della società di consulenza per la difesa statunitense AeroDynamic Advisory, è che “le tensioni venissero meno”. 

    Non è successo. Oltre a vendere direttamente armi alle parti in guerra e rifornire altri paesi che stanno donando armi all’Ucraina, si è verificata una domanda aggiuntiva da parte di nazioni come Germania e Danimarca che hanno affermato di aumentare le loro spese per la difesa

    A oggi, gli Stati Uniti sono di gran lunga il leader mondiale, con il 37 % di tutte le vendite di armi dal 2016 al 2020, seguita da Russia (20 %),  Francia (8%), Germania (6%) e Cina (5%). Oltre ai primi cinque esportatori ci sono anche molti altri potenziali beneficiari di questa guerra. La Turchia ha in parte sfidato gli ammonimenti russi e ha insistito per fornire all’Ucraina armi, inclusi droni hi-tech, un grande vantaggio per la propria industria della difesa, che copre quasi l’1% del mercato mondiale. 

    Anche in Israele, che raggiunge circa il 3% delle vendite globali, il quotidiano “Haaretz” ha recentemente pubblicato un articolo in cui proclamava: “Un primo vincitore dell’invasione russa: l’industria della difesa israeliana“.

    Per quanto riguarda la Russia, ha costruito la propria industria in risposta alle sanzioni occidentali risalenti al 2014. Il governo ha istituito un massiccio programma di sostituzione delle importazioni per ridurre la sua dipendenza da armi e competenze straniere, nonché per aumentare le vendite all’estero. 

    Ma secondo i dati compilati dalla Campaign Against Arms Trade (CAAT), le aziende britanniche hanno ricevuto 30 licenze per esportare in Russia merci classificate per scopi militari per un valore di 3,7 milioni di sterline fino al 30 settembre del 2021, almeno secondo i dati a disposizione.

    In quanto secondo esportatore di armi al mondo, la Russia ha fatto affari con una serie di clienti internazionali. Le sue esportazioni di armi sono diminuite del 22% tra il 2016 e il 2020, ma ciò è dovuto principalmente a una riduzione del 53% delle vendite all’India. Allo stesso tempo, ha notevolmente migliorato le sue vendite in paesi come Cina, Algeria ed Egitto. 

    Secondo un rapporto sul bilancio del Congresso degli Stati Uniti: “Gli armamenti russi potrebbero essere meno costosi e più facili da usare e mantenere rispetto ai sistemi occidentali”. Le più grandi aziende di difesa russe sono il produttore di missili Almaz-Antey (volume delle vendite di 6,6 miliardi di dollari), United Aircraft Corp (4,6 miliardi di dollari) e United Shipbuilding Corp (4,5 miliardi di dollari)

    Ci sono stati alcuni sforzi per ridurre l’escalation della situazione, con la Nato, per esempio, che ha rifiutato pubblicamente la richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di stabilire una no fly zone. Ma questi sforzi sono vanificati dagli enormi incentivi finanziari da entrambe le parti per aumentare il livello delle armi.

    L’AI ha cambiato radicalmente lo scenario

    Ciò che l’Occidente e la Russia condividono è un profondo complesso industriale militare
    . Entrambi fanno affidamento, abilitano e sono influenzati dalle loro enormi industrie di armi. Questa scelta politica è stata rafforzata dalle nuove capacità offensive hi-tech, dai droni ai sofisticati sistemi d’arma autonomi guidati dall’intelligenza artificiale.

    La Russia ha fatto dell’AI una priorità strategica. Vladimir Putin ha dichiarato nel 2017 che chiunque fosse diventato il leader dell’AI, avrebbe ottenuto la supremazia mondiale. Ma almeno una recente valutazione, da parte dei ricercatori del Center for Naval Analyses finanziato dal governo degli Stati Uniti, afferma che la Russia è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina nello sviluppo delle capacità di difesa dell’AI. 

    Se l’obiettivo finale è la riduzione dell’escalation e una pace sostenibile, è necessario un serio attacco alle cause economiche profonde di questa aggressione militare. E’ positivo che gli Stati Uniti abbiano sanzionato direttamente l’industria della difesa russa, rendendo più difficile per loro ottenere materie prime e vendere le loro merci a livello internazionale per reinvestire in più equipaggiamento militare.

    Ma questa misura potrebbe creare un’opportunità commerciale per gli appaltatori occidentali, lasciando un vuoto temporaneo che le aziende statunitensi ed europee potrebbero colmare per ottenere un ulteriore vantaggio competitivo, con conseguente espansione della corsa globale agli armamenti.

    All’indomani di questa guerra, si dovranno esplorare modi per limitare il potere e l’influenza di questa industria. Ciò potrebbe includere accordi internazionali per limitare la vendita di armi specifiche, supporto multilaterale ai paesi che si impegnano a ridurre la loro industria della difesa e sanzioni alle aziende di armi che sembrano fare pressioni per aumentare la spesa militare.

    (rp)

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