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    I demoni della scienza

    Dai demoni di Cartesio a quelli di Laplace, dai demoni di Maxwell a quelli del moto browniano, dai demoni di Einstein a quelli quantistici, dai demoni dell’informatica a quelli della economia globale, nella storia del pensiero scientifico si moltiplicano le ipotesi demoniache, che sembrano necessarie al progresso della ricerca nelle sue diverse determinazioni e prospettive.

    di Gian Piero Jacobelli

    Ecco un libro in cui il piacere della lettura si coniuga con lo stimolo costante a una riflessione sulle ragioni e sui problemi, non solo psicologici, ma anche epistemologici, che innervano e agitano i processi conoscitivi e quelli della conoscenza scientifica in particolare. Il libro si intitola L’ombra del diavolo (Bollati Boringhieri, 2021) e ne è autrice Jimena Canales, una storica della scienza messicana, specializzatasi presso l’Università di Harvard.

    Il sottotitolo del libro, Una storia dei demoni della scienza, se da un lato chiarisce l’ambito della ricerca, quello scientifico appunto, dall’altro lato accresce gli interrogativi in merito al senso della ricerca stessa: se cioè questi “demoni” abbiano operato e operino contro o a favore della scienza. 

    Contro, nella misura in cui le presenze diaboliche caratterizzano un mondo ancora impregnato di mistero e della convinzione che la realtà, comunque la si intenda, presupponga sempre qualcosa oltre la sua dimensione empirica. A favore, nella misura in cui il diavolo si è reso ripetutamente protagonista di quegli esperimenti mentali, tipici della ricerca scientifica, in cui le ipotesi più paradossali e controintuitive trovavano espressione proprio nella ipotesi che siano all’opera poteri diabolici, cioè imprevedibili.

    Questa duplice dimensione della diabolicità scientifica, che accomuna momenti diversi della scienza, tanto la scienza del passato quanto la scienza del presente, sembra alludere a un versante oscuro, in un senso sia metodologico sia gnoseologico, che non si è dissolto nel corso dei secoli, ma anzi ha trovato sempre ulteriori conferme. 

    Canales riporta una dichiarazione di Elon Musk, l’inventore e imprenditore di cui sono piene le cronache dell’Inner e dell’Outer Space, il quale qualche anno fa, in un convegno del Dipartimento di aeronautica e astronautica del MIT, parlò della Intelligenza Artificiale come di «un potente mezzo per evocare il demonio».

    Ancora e sempre il demonio, dunque, che da un lato interviene ad alterare le leggi della natura, dandoci la sensazione di non poterci fidare nemmeno delle idee chiare e distinte, e che dall’altro lato rompe i confini delle certezze acquisite – la complessa etimologia di diavolo lascia intendere appunto la frattura e la dispersione – consentendo alla immaginazione produttiva di cercare nuove strade, aprendo nuovi orizzonti conoscitivi.

    In questo senso, di chiusura e di apertura al tempo stesso, resta emblematico il demone immaginato per la prima volta da Cartesio, il quale descrisse un “malignum genium” «in grado di cancellare il mondo di fronte a noi e di presentarci una realtà alternativa». Per cui, se per conoscere è necessario liberare la mente dalle illusorie immagini del mondo, per continuare a conoscere è altrettanto necessario non trascurare quegli indizi che sembrano alludere a qualcosa di diverso da ciò di cui siamo convinti, perché la ricerca non si chiuda su se stessa, perdendo la capacità di sognare. Se Sancho Panza serve a riportare quando possibile Don Chisciotte con i piedi per terra, Don Chisciotte serve ad evitare che, a furia di guardarsi i piedi, si debba rinunciare ad alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti.

    Da allora i diavoli della scienza si sono moltiplicati e Canales trascorre da uno all’altro mettendone in rilievo, per così dire, pregi e difetti: dai demoni di Laplace ai demoni di Maxwell, dai demoni del moto browniano ai demoni di Einstein, dai demoni quantistici ai demoni informatici, dai demoni della biologia evoluzionistica ai demoni della economia globale. «Oggi i demoni», conclude Canales, «sono attivi in tutti i settori scientifici, in tutto il mondo».

    E ancora: «Se si vuole analizzare come si è trasformata la figura del demone in epoca moderna, è necessario partire per un giro del mondo della scienza, a cominciare dall’Olanda del XVII secolo. Da lì i demoni migrarono alla volta della Francia rivoluzionaria, per poi essere importati dall’Inghilterra vittoriana, arrivare con grandi difficoltà in Germania ed infine stabilirsi nuovamente in Francia. Nei decenni che precedettero la prima guerra mondiale lasciarono l’Europa per trasferirsi in America, dapprima al Dipartimento di fisica di Princeton e a Harvard, e successivamente al MIT, attratti dalle iniziative pionieristiche in campo cibernetico e informatico. Dalla Costa orientale partirono verso l’Ovest, inizialmente nei grandi laboratori statali del Midwest e poi in California, finendo per colonizzare gli istituti multidisciplinari sorti con finanziamenti privati in tutti gli Stati Uniti».

    I demoni intervengono quando i rapporti tra causa ed effetto si fanno troppo cogenti per consentirci di pensare fuori dagli schemi, aggiungendo nuove variabili che scombinano il quadro di riferimento e inducono a “pensare altrimenti”. Quando la correlazione tra le parole e le cose diventa troppo rigida e ripetitiva, il diavolo interviene come una sorta di “rumore” che, come si sa, appare tale non perché escluda qualsiasi codice, ma semplicemente perché richiederebbe per venire decodificato un codice diverso da quelli al momento prevalenti.

    Non a caso il libro si conclude con una riflessione sul cosiddetto “demone di Popper”, secondo cui il grande filosofo della scienza, contrariamente al suo prioritario progetto di trovare una regola in grado di individuare e rimuovere le conoscenze non “falsificabili”, parla non più del “demone di Laplace”, ma del “sogno laplaciano”. Quel sogno che, ipotizzando “diabolicamente” una “illimitata capacità di previsione”, si configura come il programma di una ricerca metafisica di cui la scienza ha comunque bisogno: «Una nuova immagine, un nuovo modo di concepire le cose, una nuova interpretazione, possono mutare completamente la situazione della scienza».

    In definitiva, i demoni della scienza sono riemersi quasi inevitabilmente in tutti i cambiamenti di paradigma studiati da un altro grande epistemologo, Thomas Kuhn, proprio perché un demone caccia l’altro e tutti insieme cambiano le carte in tavola. Come Alichino e Calcabrina, i diavoli grotteschi che nell’Inferno dantesco si azzuffano tra loro cadendo nel pantano di pece e consentendo a Dante e Virgilio di proseguire la propria meravigliosa avventura, fino “a riveder le stelle”.

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